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Tra panettoni e rave party. Il nulla delle destre al potere

Che una presidente del Consiglio al governo da più di un anno abbia bisogno di travestirsi da comiziante arrabbiata per sfamare i suoi elettori dice molto della democrazia italiana in campagna elettorale permanente. Con la Legge di bilancio in votazione al Senato, Giorgia Meloni è riuscita nella mirabile impresa di parlare e di far parlare di aspetti minuscoli del nostro Paese, utilizzando l’arma della distrazione in un Paese con la stampa che prona le ubbidisce.

Una premier in campagna elettorale permanente

Meloni è riuscita ad accennare ancora ai rave party illegali mentre il Paese affonda nella povertà dilagante, urlacchiando che “nell’ultimo anno non c’è stato neanche un rave party illegale in Italia” (falsissimo) come se fosse davvero un prioritario problema degli italiani. Nessuno dei presenti è stato in grado di scrollarla dalla parte della vittima, ancora una volta. Il vittimismo feroce di Meloni e compagnia è il tratto distintivo di una forza politica reazionaria come Fratelli d’Italia che ha bisogno di nemici immaginari per raccontare il governo di un Paese come la mastodontica impresa di un manipolo di eroi.

Il vittimismo serve soprattutto per giustificare la prepotenza vendicativa che ritroviamo in ogni loro atto politico. Che una presidente del Consiglio trovi il tempo di litigare a distanza con influencer tra i panettoni è la cifra dell’inconsistenza politica. Che una presidente del Consiglio attacchi uno scrittore millantando come antimafia una fugace operazione sbirresca dalle parti di Caivano è la matrice dell’ignoranza sui temi. Non è solo uno sbilanciamento di potere di cui Meloni sembra non accorgersene, è soprattutto nanismo politico nel dibattito pubblico.

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