Sono nei guai con la giustizia ma prima se la vedranno col ballottaggio. A Trapani i cinque candidati a sindaco sarebbero ben lontani dalla soglia del 40% utile, in base alla legge elettorale della Regione Sicilia, per l’elezione al primo turno. Quattro – Mimmo Fazio, Antonio D’Alì, Piero Savona e Marcello Maltese – si troverebbero in una forbice che va dal 27 al 20 per cento. Fuori dalla corsa Giuseppe Marascia. Resta invece in corsa Antonio D’Alì, senatore e candidato a sindaco per Forza Italia, in attesa di un giudizio della Corte di Cassazione su un processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Il 23 settembre 2016 la Corte d’Appello di Palermo lo assolse per i fatti successivi al 1994 e dichiarava prescritti quelli precedenti, confermando quindi la sentenza di primo grado. Il 18 maggio 2017 la DDA di Palermo richiede al tribunale per il politico siciliano, candidato sindaco nella sua città natale, la misura del soggiorno obbligato a Trapani, in quanto socialmente pericoloso, che verrà discussa in luglio.
All’appuntamento del 25 giugno ci sarà anche l’altro principale candidato del centrodestra, Girolamo “Mimmo” Fazio, già sindaco dal 2001 al 2012 e sostenuto da alcune liste civiche e dall’UdC arrestastato nel bel mezzo della campagna elettorale (poi rimesso in libertà ma resta indagato per corruzione e traffico di influenze). Fazio, sospeso dall’Ars dopo l’arresto, ha sondato i suoi subito dopo la revoca della misura e ha deciso di tirare dritto. Fra gli indagati dell’inchiesta ci sono anche il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta, eletto col centrosinistra.
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