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Tutta colpa dei giovani: torna il giochetto sporco della vecchia politica – Lettera43

Sono terroristi che occupano le università, fannulloni, delinquenti ambientalisti. Da raddrizzare e punire. I ragazzi tornano con prepotenza nella schiera dei nemici di un Paese gerontocratico e patriarcale che da sempre li sbeffeggia e li esclude da ogni dibattito pubblico. Forse è arrivato il momento di dire basta.

Tutta colpa dei giovani: riecco il giochetto sporco della vecchia politica

I giovani che sono terroristi perché occupano le università. I giovani che sono fannulloni perché vorrebbero il reddito di cittadinanza per stare sul divano. I giovani che manifestano per il clima perché pretendono che si ritorni nel Medioevo. I giovani che stanno rammollendo la nazione perché vogliono essere fluidi. I giovani che pretendono uno stipendio perché non hanno voglia di lavorare. Poi c’è quella frase divenuta famosa di un ex presidente del Consiglio che disse che i giovani devono faticare, spaccarsi la schiena come i loro nonni. Poi ci sono i giovani che vogliono la liberalizzazione delle droghe leggere perché sono sempre sballati. Poi ci sono i giovani che non sanno cosa sia la disciplina. E così via. Benvenuti nell’irruzione della gerontocrazia.

I giovani sono considerati colpevoli di ogni malanno di un Paese che da sempre li esclude

Nella schiera di nemici da cui si abbevera la politica sono ritornati prepotentemente i giovani. I giovani come entità indefinita che sarebbero colpevoli di qualsiasi malanno presente e futuro di un Paese che storicamente e strutturalmente non permette loro di entrare nel vivo del suo dibattito è la barzelletta di questi mesi. Il primo e principale campo di scontro è l’ambientalismo. L’industria del carbone e i suoi sostenitori politici e finanziari fanno di tutto per apparire un potere sempre più gerontocratico e patriarcale. I giovani preoccupati del loro futuro sono i nemici giurati, colpevoli di non accettare il famoso comandamento conservatore del “there is no alternative”. È normale che se arrivano ragazzi che ad alta voce denunciano le informazioni false e soprattutto elencano0 le alternative possibili allora il gioco rischia di incagliarsi. Se poi – come spesso accade – hanno dalla loro parte anche i fatti e la scienza allora diventano un nemico da punire per ammansire. Assistiamo quindi a schiere di 60enni che vorrebbero insegnare ai giovani come manifestare, nonostante non abbiano mai provato in vita la paura di non avere un welfare dignitoso (banalmente una pensione) e di non avere un Pianeta vivibile su cui poggiare i piedi. Gli stessi che hanno consegnato ai giovani un mondo allo sbando li sbeffeggiano. Eppure è stato il voto degli anziani (che preferiscono farsi chiamare maturi) a spingere Donald Trump alla Casa Bianca, secondo le statistiche è stato il voto degli anziani a soffiare sulla Brexit. Soltanto il 37 per cento degli under 30 ha votato per Trump, mentre nel Regno Unito, nella fascia tra i 18 e i 24 anni, il 73 per cento ha votato per rimanere nell’Ue.

Tutta colpa dei giovani: riecco il giochetto sporco della vecchia politica
La protesta di Ultima generazione alla Scala di Milano (Getty Images).

Quel vizio millenario di puntare il dito contro le nuove generazioni

Il sociologo Karl Mannheim, in merito all’avvento delle nuove generazioni, diceva che «l’emergere di nuovi uomini comporta la necessità inconsapevole di una nuova selezione, di una revisione nel campo del presente, ci insegna a dimenticare ciò di cui non abbiamo più bisogno, a desiderare ciò che non è stato ancora ottenuto». I vecchi borbottanti si sentono novità ma esistono da sempre. Aristotele nella sua Retorica (IV secolo a.C.) scrive «i giovani sono magnanimi; poiché non sono ancora stati umiliati dalla vita, anzi sono inesperti delle ineluttabilità, e il ritenersi degni di grandi cose è magnanimità: e ciò è proprio di chi è facile a sperare (…). Essi credono di sapere tutto e si ostinano al proposito; questa è appunto la causa del loro eccesso in tutto». Nel I secolo a. C., Orazio lamentava: «Questa gioventù di sbarbati…non prevede ciò che è utile, sperperando i suoi soldi». Secoli dopo, sono arrivati i giornali. Il sito Quartzy ha raccolto alcuni articoli. 1925: «Sfidiamo chiunque tenga gli occhi bene aperti a negare che vi sia, come mai prima, un’attitudine da parte dei giovani a comportarsi in modo grossolano, sprezzante, rude e assolutamente egoista». 1936: «Probabilmente non c’è un periodo nella storia in cui i giovani abbiano dato una tale enfasi alla tendenza a rifiutare ciò che è vecchio e desiderare ciò che è nuovo». Anni 90: «Ciò che distingue davvero questa generazione dalle precedenti è che è la prima generazione della storia americana a vivere così bene e a lamentarsi con tanta amarezza». Anni 2000: «Hanno difficoltà a prendere decisioni. Preferiscono scalare l’Himalaya piuttosto che salire una scala aziendale. Hanno pochi eroi, niente inni, nessuno stile. Desiderano l’intrattenimento, ma la loro capacità di attenzione è pari a uno zapping tv». Fino ai giorni nostri.

Tutta colpa dei giovani: riecco il giochetto sporco della vecchia politica
Scontri alla Sapienza di Roma (Ansa).

Una scuola punitiva, il carcere come metodo educativo, nuovi reati: così l’appello di Mattarella è stato ignorato

«Facciamo sì», ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso». Missione fallita. I giovani sono lo strumento utile per il lamento degli anziani. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara studia riforme per nuove punizioni. Con il decreto Caivano il governo aumenta sensibilmente l’uso del carcere come metodo educativo. Gli ambientalisti si sono meritai una legge ad hoc per il reato di attivismo ambientale. La gioventù sventolata come simbolo della bancarotta morale è un giochetto infame che non si può fare a meno di denunciare.

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