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Le uscite di Silvio Berlusconi, prontamente registrate da una talpa interna e poi diffuse attraverso l’agenzia di stampa La Presse, continuano a essere un’ombra consistente sul governo che verrà, nonostante il rituale delle consultazioni al Quirinale e la tranquillità ostentata a cui credono in pochi.
Gli audio deliranti di Berlusconi con gli elogi a Putin continuano a essere un’ombra consistente sul governo che verrà
Nel centrodestra non si placa la caccia all’infedele come se la gravità consistesse nell’averlo diffuso e non nelle parole pronunciate. Di “atto irresponsabile e infedele” parla Matteo Salvini e la neocapogruppo Licia Ronzulli definiva “criminale” la manina dei deputati “che hanno fatto uscire l’audio” con una mossa “incredibile, vergognosa, spregiudicata”.
Sulla stessa linea anche Isabella Rauti, di Fratelli d’Italia, che però non rinuncia alla stoccata contro Berlusconi: “Ogni audio rubato, – spiega ospite alla trasmissione Agorà – chiunque sia il soggetto defraudato, io lo trovo uno sfregio rispetto alla dialettica politica. Detto questo, quelle affermazioni evidentemente sono inopportune e sono anche cariche di una certa gravità. Però dobbiamo anche ricordare che lo stesso Berlusconi ieri sera ha fatto una nota per puntualizzare, oggi i giornali la riportano”.
Dentro Forza Italia è in corso una guerra tra bande che vede da una parte la Ronzulli e dall’altra Tajani e i suoi
Una cosa è certa: dentro Forza Italia è in corso una guerra tra bande che vede da una parte la Ronzulli e dall’altra Antonio Tajani e i suoi (tra cui Anna Maria Bernini) che non smettono di attaccarsi e accusarsi di essere la causa del disastro. Proprio Tajani è finito nell’occhio del ciclone, con l’opposizione in ordine sparso che si domanda quanto possa essere credibile agli occhi della comunità internazionale un uomo di Berlusconi al ministero degli Esteri, nel delicato ruolo di essere rappresentante dell’Italia nel mondo.
Tajani ai suoi ha confidato di non credere però che quell’audio rubato possa essere opera dei suoi nemici interni al partito (per dirla più semplice: di Ronzulli) poiché, ripete, “Meloni non riaprirà la trattativa ministeriale. Andrà al Quirinale con la sua lista dei ministri. Quella trattata con Berlusconi perché è Berlusconi a trattare su questi punti. E anche su di me decide Berlusconi”. Durante la giornata però arrivano bordate da tutte le parti.
Per Conte un esponente Forza Italia alla Farnesina è inaccettabile
“Le parole di Berlusconi delineano una politica estera inaccettabile per l’Italia. – dice Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle -. Si pone adesso un problema serio per il nostro Paese: non credo che possa essere accettato che Forza Italia esprima il ministro degli Esteri. è un problema serio per la credibilità del nostro Paese. è una questione che poniamo con forza e la porremmo con chiarezza anche al presidente Mattarella nel corso delle consultazioni”.
A ruota lo segue Carlo Calenda che scrive: “Le parole di Berlusconi confermano che Forza Italia è un partito inaffidabile e chiaramente schierato con la Russia. Il Ppe dovrebbe prendere posizione e Antonio Tajani non dovrebbe diventare ministro degli Esteri. Meloni non ha una maggioranza con cui poter governare”.
A difendere Tajani ci pensano invece il capogruppo e presidente del Ppe Manfred Weber al summit dei Popolari a Bruxelles (dov’è volato il forzista) che lo accoglie con parole nette: “Noi supporteremo qualsiasi governo che abbia un chiaro approccio a favore dell’Ue, a favore dell’Ucraina e a favore dello Stato di diritto. Sono felice che Antonio Tajani sia qui, lui è la garanzia dell’atlantismo di Fi”. Dello stesso avviso anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola: “Conosco Tajani da molti anni, è un convinto europeista e convinto atlantista. E sono convinta che lavorerà per tenere l’Italia al centro dell’Europa”.
Il coordinatore di Forza Italia, appena atterrato a Bruxelles, prova a rimarcare la linea: “Sono qui per confermare ancora una volta la posizione del mio partito, la mia posizione personale e la posizione del leader del mio partito totalmente in linea con la Nato, con l’Europa e contro l’inaccettabile invasione della Russia”, dice ai giornalisti. Da Forza Italia prova a correre al riparo anche Alessandro Cattaneo, capogruppo alla Camera di Forza Italia parlando di «un audio sottratto evidentemente con intenzioni malevole non cancella una decennale storia di Tajani come uomo di riferimento delle istituzioni europee, saldamente ancorato ai valori dell’atlantismo.
Una vita spesa sotto la bandiera dell’Europa non può essere scalfita da chi ci vuole male e gli vuole male ma io dico che non sposterà nulla questo brutto episodio, andiamo avanti», dice a Radio 24. In giornata interviene anche Berlusconi che, come sua abitudine prova a ribaltare la situazione contro i suoi avversari: “È naturale che tra forze politiche alleate, leali, ma diverse tra loro ci siano delle normali discussioni. Le divisioni vere le abbiamo viste – e continuiamo a vederle anche in questi giorni – fra i nostri avversari delle sinistra”, scrive sul suo account Twitter.
Ma è solo una tregua. Giorgia Meloni ha già parlato con i suoi e con Mattarella e ha intenzione di mettere al sicuro il suo governo. Per questo ha incontrato l’ambasciatore americano a Roma per rassicurare Washington e per questo sta pensando a un “cuscinetto” politico in Parlamento dove poter accogliere eventualmente i “responsabili” forzisti nel caso in cui Berlusconi tiri troppo la corda. Occuparsi di alchimie parlamentari prima dell’insediamento di un governo indica che la strada sarà lunga e tortuosa, non è una gran premessa.
Noi Moderati di Maurizio Lupi sarà il “quarto polo” della destra per raccogliere transfughi a cui Meloni ha già ceduto tre deputati e un senatore. Il gruppo al Senato è cosa fatta e si sta provando in tutti i modi di costituirne uno anche alla Camera. Così un partito che vale lo 0,89% potrebbe essere l’architrave del governo che prometteva di essere “coeso e autorevole” e “espressione del voto popolare”.
Ieri si parlava di un incontro tra il meloniano Francesco Lollobrigida e il deputato di Forza Italia Alessandro Battilocchio, molto vicino a Tajani, in cui si sarebbe discusso di almeno 8 deputati di Berlusconi pronti ad uscire. Non male come inizio, non c’è che dire.
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