E spesso mi capita di sentirmi urtata da ciò che leggo.
Politici concentrati sulle liste e nemmeno lì sanno dare un segnale di cambiamento.
Politici che parlano a vanvera di cose che non conoscono.
Politici che non hanno la minima idea di cosa significhi andare a dormire con la spada di Damocle , che pende inesorabile sulla testa, di un mutuo o di un affitto che non si riuscirà a pagare.
Politici che non sanno niente della vita che si svolge fuori dai Palazzi perché altrimenti parlerebbero di lavoro, andrebbero nelle ditte con gli operai, penserebbero a ridurre tutte le spese inutili e non lascerebbero morire un paese sotto il peso delle spese militari o di altri sprechi di cui sentiamo parlare ogni giorno.
Quella che vedo non è politica come non reputo giornalismo quello che ancora gli da spazio.
Per questo anche stasera il mio televisore rimarrà spento, perché la mia vita non ruota intorno a quella di un megalomane, non ruota intorno a chi lo vede ancora come avversario e si concentra su questo piuttosto che mettere in atto proposte concrete.
La mia vita ruota intorno a bollette da pagare, un lavoro da salvare.
La mia vita ruota intorno alle persone, quelle che conducono un’ esistenza reale.
Tutto il resto, da questo momento e per sempre, io lo spengo.
Il post su lamartocchia mi è stato segnalato via twitter da Marta ed è il sentire comune che si ascolta per strada e tra gli amici. Ma soprattutto è l’orlo che sarebbe il caso di cominciare a riconoscere (e rispettare) il prima possibile.
Perché abbiamo chiesto la partecipazione dei civilissimi elettori per le primarie nazionali, per le liste locali e per le decisioni politiche in questi ultimi mesi. Abbiamo chiesto di entrare nella vita politica attivamente e ora ci si chiede quando la politica attivamente possa ascoltare la richiesta di entrare nella vita sociale. Perché una nuova composizione delle liste funziona se cambiano (e si evolvono) i processi di ascolto i ruoli attivi dei partiti. Perché ora è il caso di mollare le segreterie e la modulistica e provare a chiedere in piazza o sui piazzali delle fabbriche cosa è mancato in questi ultimi anni e cosa serve nella prossima Italia e nella prossima Lombardia. Perché sarebbe ora di iniziare la campagna elettorale comune (e la politica comune soltanto può occuparsi dei beni comuni) smettendo di coltivare diffuse campagne elettorali personali. Perché il privilegio peggiore che la politica si è concessa (e abbiamo concesso alla politica) è quello di essere scollegata, fuori, altro e quindi inevitabilmente spenta.
Magari questa sera dedicarla a qualche riunione di quartiere piuttosto che guardare la preistoria in prima serata.