Giorgia Meloni passa dalla Camera prima del Consiglio Ue e va in onda la scena del figliol prodigo. La scena è quasi commovente, il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini passa tra i banchi del governo solo per abbracciare la presidente del Consiglio in favore di telecamera. I due sorridono. La foto per i giornali è servita. Come accade dai giorni dell’insediamento questo governo pensa di sciogliere le questioni politiche come certi influencer, con un video veloce da fare ingoiare ai propri sostenitori. Terminata l’esibizione Salvini leva le tende e se ne va a passo svelto.
Oggi il Consiglio Ue per aiutare a oltranza l’Ucraina fornendogli le armi. E portare il continente all’escalation con la Russia
Il punto politico rimane: un vice presidente del Consiglio Ue che non nasconde la propria vicinanza a Putin e che ha accesso alle informative riservate di un Paese Nato. A Bruxelles oggi a Meloni servirà molto di più di qualche moina in favore di telecamera per tranquillizzare i partner europei. “Mi si dice di parlare con Orban e con Salvini per chiarire il sostegno all’Ucraina”, dice la presidente del Consiglio intervenendo alla Camera, “in entrambi i casi contano le decisioni e i voti. Il governo italiano ha una posizione chiara in Ue. Quando io parlo con le persone con cui ho buoni rapporti porto a casa dei risultati”. È un personaggio già visto quello di Meloni che vuole fare credere di essere l’ago delle mediazioni sullo scacchiere internazionale.
La leader di Fratelli d’Italia non viene sfiorata dal dubbio che il suo indaffararsi per appianare sia figlio soprattutto delle sue amicizie sbagliate. Poi, come sempre, arriva il rovesciamento delle accuse: “Mi pare ci sia una questione maggiore nel famoso campo largo. Non parlo solo della posizione molto chiara e cristallina del M5S, ma anche dell’ambiguità di chi spiega a noi cosa dobbiamo fare e poi si astiene sull’invio delle armi all’Ucraina”, dice Meloni al dem Piero De Luca.
Conte a Meloni: “Gli italiani non vogliono la terza guerra mondiale dove lei ci sta portando”
Il leader del M5S Giuseppe Conte ha risposto per le rime, rimettendo al centro il tema della giornata ovvero la possibile decisione dell’Ue di prepararsi a una vera e propria economia di guerra per i prossimi anni. “Lei oggi – ha detto Conte a Meloni – si presenta senza soluzioni, non vuole inviare le truppe in Ucraina, non vuole trattare con Putin, non vuole partecipare a un tavolo di pace, ha messo l’Italia in un vicolo cieco. Negoziare le migliori condizioni per l’Ucraina è l’unico modo per evitare la terza guerra mondiale”. Per Conte “gli italiani non vogliono la terza guerra mondiale dove lei ci sta portando”. E poi: “Che cosa ne è della scommessa che ha fatto sulla vittoria militare contro la Russia Che cosa abbiamo prodotto con questa strategia Morti, distruzione, indebitamento degli italiani. E lei ha guadagnato un bel bacio sulla testa per la fedeltà che ha dimostrato nei confronti di Washington”.
La segretaria del Pd Elly Schlein ha voluto consigliare a Meloni “quando va in Egitto” di pretendere “da al Sisi gli indirizzi dei 4 assassini che hanno ucciso un ricercatore italiano, un ricercatore europeo, questo dovrebbe chiedere ad al Sisi”. Sull’Ucraina “abbiamo sempre mantenuto un atteggiamento coerente – ha detto Schlein – al di la delle sue fake news: abbiamo sempre sostenuto che sia doveroso sostenere il popolo ucraino“. E “sostenere l’Ucraina è giusto, ma siamo contrari a mandare militari europei sul campo. Serve uno sforzo in più per una pace giusta e duratura e questo sforzo finora non è stato sufficiente”, bisogna anche fare i conti con chi come “Viktor Orban che pone veti e lei lo sta per accogliere a braccia aperte nel suo gruppo in Europa. Braccia aperte a differenza di quelle di Ilaria Salis che sono in catene”.
Oggi a Bruxelles si riuniscono i capi di stato europei sull’onda delle parole del presidente del Consiglio europeo Charles Michel (“Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra. Serve spendere di più per la difesa e produrre più munizioni”) e quelle del presidente francese Emmanuel Macron (“Non escludo l’invio di truppe in Ucraina, rivendico le mie parole. La Russia non deve vincere”). Ieri il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiarito che ciò che serve ora sono soprattutto munizioni. La paura di un’escalation è condivisa anche dall’Italia. Meloni l’ha ripetuto in questi giorni: No all’idea della Francia, nessun dispiegamento di truppe sul suolo ucraino. Il sostegno a Kiev deve andare avanti, ma senza l’intervento diretto.
La Polonia ha deciso di destinare 27 milioni di euro per la costruzione di rifugi anti-bomba
Ma la vera paura è un possibile disimpegno degli Usa in caso di vittoria del repubblicano Donald Trump. Così l’era dell’elmetto contagia un po’ tutti in Europa. Tre giorni fa ministra dell’educazione tedesca Bettina Stark-Watzinger, esponente del liberale Fdp, ha affermato che gli studenti devono imparare come comportarsi nell’evenienza di un conflitto armato. La Polonia ha deciso di destinare 27 milioni di euro per la costruzione di rifugi anti-bomba e il governo nazionale sta studiando un piano per restaurare vecchi bunker e costruirne di nuovi in tutto il paese, e addestrare i cittadini al loro uso. Copenaghen annuncia l’estensione della durata della leva e l’introduzione per le donne dal 2026. “Ci riarmiamo non per fare la guerra ma per evitarla”, ha spiegato la premier socialista Mette Fredriksen. Questa è l’aria che tira.
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