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Un governo rimandato a settembre

Quelli che erano pronti ieri hanno deciso ancora una volta di non decidere. La discussione sul Salario minimo si farà a settembre, molto più probabilmente a ottobre alla faccia di tre milioni e mezzo di lavoratori poveri che si sommano a quelli che il lavoro nemmeno ce l’hanno.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni nei giorni scorsi ha proposto un “dialogo” con le opposizioni. Del resto essere dialogante è da sempre la sua qualità universalmente riconosciuta. Per costruire il dialogo hanno pensato bene nel frattempo di proporre un emendamento che avrebbe mandato tutto all’aria. Sono fatti così dalle parti del governo, considerano le martellate una normale dialettica politica.

A settembre quindi a Giorgia Meloni, che vorrebbe apparire decisionista, tocca sbrogliare il nodo sul Fondo salva-Stati, altro tema su cui si è votato per votare dopo le vacanze. Intanto l’Italia è già l’unico Paese in Ue a non avere dato il via libera. Sul tavolo c’è anche il Mes, che comunque vada sarà un successo: che passi o no qualcuno nella maggioranza avrà detto una bugia. Un capolavoro.

Poi ci sarà anche la riforma sulla Giustizia, su cui Lega e FdI se le danno di santa ragione. E il decreto Calderoli sull’Autonomia differenziata, che Salvini vuole come scalpo da offrire agli elettori per le elezioni europee. Per ora l’unica grande “riforma” del governo è avere aumentato la povertà. Però a settembre potrebbero provare a convincerci che ormai “se ne parla dopo Natale, all’anno nuovo”. Finché dura. Buone vacanze, intanto.

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