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Un recinto di fili spinati. Così l’Ue rinnega se stessa

L’Europa che verrà sarà un recinto di fili spinati e deportati. Alla faccia del diritto internazionale, dello stato di diritto e del continente che avrebbe voluto essere la patria della pace e dell’accoglienza, un gruppo di stati membri dell’Unione europea insiste per replicare il modello Italia-Albania. Tutta propaganda, ovviamente, visto che i centri italiani per migranti in Albania non apriranno prima di novembre, ospiteranno un massimo di 1.024 persone per volta (e non le 3 mila promesse) e al massimo in un anno arriveranno a gestire 6 mila persone nonostante il governo parli di 36 mila.

Così l’Ue rinnega se stessa. Altro che patria della pace e dell’accoglienza

Sfugge a molti anche che la stragrande maggioranza di quelle persone dovrà comunque essere portata in Italia. Un gruppo di Stati membri dell’Ue, guidati dalla Repubblica Ceca e dalla Danimarca, sta preparando una lettera alla Commissione europea che chiede che i migranti che cercano di raggiungere l’Ue vengano trasferiti in paesi terzi selezionati prima di raggiungere le coste del blocco, una procedura in netto contrasto con le attuali leggi europee. Tra i paesi favorevoli c’è ovviamente l’Italia a guida Meloni, e c’è ovviamente l’Ungheria di Orbán.

Un curioso particolare: i firmatari non vogliono aggiungere la firma ungherese perché ritengono che comprometta la credibilità della lettera. Come dire: noi siamo come Orbán ma fingiamo molto meglio. Già nel 2018 l’Ue aveva cercato un accordo simile con l’Egitto, ottenendo un secco no da al Sisi. L’esperto di migrazione Vít Novotný osserva che questa volta la scempio si sta ripetendo con molta più diplomazia. E a sostenere il tutto c’è anche quell’Ursula von der Leyen che pur di tenere la poltrona è pronta a legalizzare l’orrore.

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