Una Milano migliore c’è. Basta andare una mattina qualsiasi di queste ultime settimane nelle piazze, nei mercati, nei circoli, nelle librerie e negli uffici. Una Milano che non ha bisogno di strateghi per martellare futuro ma che il proprio futuro chiede solo di poterlo interpretare. Giuliano Pisapia in questa campagna elettorale ha avuto il merito di accendere un’uguaglianza che a Milano non si respirava da tempo: persone così diverse per indole, professione, funzione e storia che si sono riunite, si sono divise i compiti, hanno messo sul tavolo i propri luoghi e le competenze e sono scese a riprendersi la città. Partendo dalle periferie per convenire in piazza. Senza preoccuparsi di pose e telecamere. Convergere sul futuro dei cittadini (che faranno la città), tornando alle persone come Milano si era dimenticata di fare.
Questa settimana me la voglio regalare da ottimista. Mica con l’ottimismo miope del kamikaze, ma con l’ottimismo di chi è confortato dal profumo che sprigiona la corsa, dall’ottimismo che si respira per la città e dalla voglia rinnovata. Un’onestà vogliosa qui a Milano era merce rarissima, avevamo temuto che le voglie fossero solo gocce delle macchie del re.
L’ottimismo di chi ha troppe cose da chiudere questa settimana per preoccuparsi degli stessi, soliti, amici degli amici della Moratti o impegnarsi a smentire il cerchiobottismo dell’estremo Centro, e evitando di rispondere alla Lega evitando di confondersi. Ci sono troppe persone in giro a cui raccontare e chiedere di raccontare la Milano che è già negli occhi delle migliaia di persone che costruiscono la città che vorrebbero loro e che vorrebbe Giuliano Pisapia.
Evitando anche antipatiche preoccupazioni sul Movimento 5 Stelle o altri (tra l’altro qualcuno un giorno dovrà spiegarmi secondo quali oscure statistiche si è certi che tutti quei voti debbano per forza appartenere al centrosinistra). Sui temi credibili e concreti gli uguali convergono. Altrimenti, semplicemente, sono altro.
Milano può cambiare. Insieme.