Secondo Politico.eu c’è un italiano ex membro del Parlamento europeo che si rifiuta di restituire 250mila euro che sarebbero stati usati infrangendo le regole Ue per una società che non ha mai svolto nessun servizio e che fa riferimento a una persona con cui l’ex eurodeputato è coinvolto sentimentalmente. Crescenzio Rivellini è stato a Bruxelles nelle file del Partito popolare europeo dal 2009 al 2014, eletto con il Popolo della libertà (poi diventato Forza Italia).
L’ex eurodeputato Crescenzio Rivellini deve restituire oltre 250mila euro. E il Parlamento europeo gli taglia la pensione
Di lui ci si ricorda per l’incarico di presidente della Delegazione interparlamentare per i Rapporti con la Repubblica Popolare Cinese e per essere intervenuto in aula parlando in dialetto napoletano per “porre all’attenzione europea i problemi del Mezzogiorno”. Ma a tenere viva la sua memoria a Bruxelles è soprattutto l’indagine che lo riguarda, portata avanti dall’ufficio antifrode dell’Ue (Olaf), secondo cui Rivellini avrebbe versato decine di migliaia di euro dal suo bilancio d’ufficio a una società di proprietà di Bianca Maria D’Angelo, che era la sua assistente parlamentare quando il contratto è stato firmato e in seguito è diventata sua partner, violando le regole Ue sul conflitto di interessi.
Dal canto suo l’ex eurodeputato (nel 2019 traslocato alla corte di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni) si rifiuta di versare il dovuto. A gennaio del 2022 il direttore generale del Parlamento per le finanze, Didier Klethi, ha scritto a Rivellini una lettera ufficiale in cui chiede la restituzione di 252.321,38 euro, intimando un pagamento entro marzo di quell’anno per non incorrere in ulteriori sanzioni. Rivellini non ha pagato e così l’Ufficio di presidenza – l’organo che si occupa di questioni interne, comprese le norme che disciplinano gli europarlamentari, l’assunzione di personale e l’acquisizione di proprietà – ha discusso il suo caso in una riunione lo scorso aprile. Alla riunione, i legislatori dell’Ue hanno respinto all’unanimità l’appello di Rivellini contro il Parlamento che invano tenta di recuperare le somme ormai dall’ottobre 2021. Così Strasburgo ha iniziato a trattenere somme dalla sua pensione.
L’ex FI e FdI avrebbe dato soldi alla società della sua compagna, oggi consigliera comunale a Napoli
Nel rapporto finale dell’Olaf si fa riferimento all’assunzione della sua assistente D’Angelo con un costo di 32mila euro per cinque mesi di lavoro. Gli investigatori però non hanno trovato “nessuna prova” che abbia lavorato per lui o che addirittura si sia trasferita a Bruxelles, stabilendo quindi che si trattasse di una “falsa assunzione”. In quel periodo Rivellini ha anche assegnato un ricco appalto pubblico a una società intestata all’assistente (Congressi e Comunicazione) apparentemente per fornire aiuto nell’organizzazione di eventi e nella gestione della sua campagna elettorale. Gli investigatori Olaf hanno interrogato sia Rivellini che D’Angelo nel 2018 e dopo un “controllo in loco” presso l’indirizzo dell’azienda a Napoli nello stesso anno hanno concluso che non ci siano prove che la società abbia fornito servizi all’eurodeputato.
La coppia si è difesa spiegando che la loro relazione sarebbe iniziata solo nel 2010, quindi dopo la gara d’appalto, ma nel rapporto dell’Olaf visionato dai giornalisti di Politico.eu si sottolinea come la convenzione sia stata comunque rinnovata anche l’anno successivo. Rivellini si è poi ricandidato alle elezioni europee nel 2014, alle elezioni politiche del 2018 e alle elezioni regionali in Campania del 2020 senza riuscire a essere più eletto. La compagna Bianca D’Angelo è stata assessora alle politiche sociali nella giunta di Stefano Caldoro alla Regione Campania dal giugno 2014 per due anni e ora è in Consiglio comunale a Napoli: attualmente è presidente della commissione trasparenza.
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