di Carla Tocchetti (La Provincia di Varese) – 6 ottobre 2014
Straordinaria presenza al convegno “Non c’è libertà senza legalità” tenutosi oggi all’Apollonio: difronte a quattrocento persone c’erano Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato e Antonino di Matteo, il magistrato inquirente sulla trattativa Stato-Mafia. Abbiamo chiesto a Borsellino il significato del quadro presente nel Rapporto dell’Osservatorio Universitario milanese sulla Criminalità Organizzata che definisce la Provincia di Varese ad alto indice di presenza mafiosa tuttavia non ne evidenzia connessioni a livello politico: “Il prof. Nando Della Chiesa, autore del dossier, potrebbe rispondere meglio di me ma a livello di ipotesi potrebbe essere che non si è scavato abbastanza”. Di Matteo ha sottolineato che “la verità deve essere pretesa da tutti i cittadini, è un sacrosanto diritto conoscere i dettagli delle indagini e delle sentenze. Essere indifferenti significa consegna alle mafie il potere di questo paese.” Per Giulio Cavalli, lo scrittore sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia: “Negli ultimi trent’anni sono purtroppo mancati gli uomini di cultura che chiedessero una decisa linea politica a fronte degli esiti giudiziari e condannassero la prevaricazione come stile di vita per raggiungere il successo”. Anna Parisi di Agende Rosse, tra gli organizzatori del convegno insieme a AntimafiaDuemila e Libera sezione provinciale di Varese, ha sottolineato tra gli applausi che “non devono essere lasciati soli i magistrati che si battono perchè la verità e la giustizia possano realizzarsi secondo il giuramento fatto alla Costituzione, e non si fanno intimidire dalle minacce traendone consapevolezza di percorrere la strada giusta” ricordando anche la figura del maresciallo Saverio Masi, caposcorta di Nino di Matteo, che lavorava all’interno del reparto investigativo fino al blocco voluto dai suoi stessi superiori e oggi rischia la destituzione per aver avuto il coraggio di denunciarli. Una sfilata di bambini delle scuole elementari che indossavano le magliette stampate con il motto del convegno “Non c’è libertà senza legalità” ha proposto al pubblico una serie di riflessioni, esprimendo disgusto e fermezza, facendo proprie le parole del giudice Paolo Borsellino: “Vogliamo vivere senza la paura, perchè ci impedisce di essere liberi”.