La Corte dei Conti europea ha recentemente pubblicato una relazione che mette in discussione l’efficacia e la fattibilità del programma industriale di difesa dell’Unione europea previsto dal bilancio europeo per il periodo 2025-2027. Il programma era stato presentato con enfasi dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen come garanzia di sostegno all’Ucraina. La promessa sembra vacillare sotto l’esame minuzioso della Corte.
Le falle del programma: budget inadeguato e governance confusa
La relazione sottolinea diverse criticità sostanziali. In primo luogo il budget stanziato di 1,5 miliardi di euro appare inadeguato rispetto agli ambiziosi obiettivi dichiarati. La Corte sottolinea esplicitamente il rischio: “le limitate risorse dell’Ue potrebbero essere disperse su un’ampia gamma di progetti che potrebbero non avere un impatto misurabile a livello dell’Ue”.
Un altro punto critico riguarda lo Strumento di Sostegno all’Ucraina. La Corte rileva una preoccupante mancanza di disposizioni specifiche per la sua attuazione. Il report afferma che “la proposta non stabilisce disposizioni specifiche relative all’attuazione dello Strumento di Sostegno all’Ucraina e applica disposizioni simili a quelle per gli Stati membri”. Questo approccio viene giudicato inadeguato, considerando “i diversi obiettivi, la fonte di finanziamento di bilancio, la base giuridica e l’elevato rischio di corruzione in Ucraina”.
La tempistica stessa del programma solleva dubbi significativi. Con soli due anni di attuazione previsti (2026-2027), la Corte avverte che “per raccogliere tutti i benefici del sostegno di bilancio dell’Ue, la Commissione dovrebbe considerare di integrare l’EDIS con una strategia di finanziamento a lungo termine per l’EDTIB nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale”. Questa osservazione mette in luce la mancanza di una visione a lungo termine nel programma.
La Corte dei Conti esprime inoltre preoccupazioni riguardo alla governance del programma. Il report sottolinea la complessità del quadro istituzionale esistente e avverte che “la Commissione e i colegislatori dovrebbero considerare il rischio di sovrapposizioni e sfide nella conduzione di valutazioni e audit derivanti da un quadro così complesso”.
Anche sul monitoraggio delle prestazioni la Corte rileva lacune significative. Il report afferma che “non abbiamo identificato indicatori di performance per riflettere specificamente gli obiettivi di promuovere l’interoperabilità e standardizzare i sistemi di difesa in tutta l’Ue”.
Tensioni diplomatiche: l’Ungheria ostacola gli aiuti all’Ucraina
Intanto il prossimo mercoledì 9 ottobre, gli ambasciatori dei ventisette Stati membri dovrebbero approvare la proposta della Commissione di fornire un prestito da 35 miliardi di euro all’Ucraina. Questo prestito dovrebbe essere rimborsato utilizzando i proventi degli attivi russi congelati, nell’ambito del più ampio prestito da 50 miliardi di dollari promesso a giugno dai leader del G7.
Ma non sarà facile. L’Ungheria ha confermato la sua intenzione di porre il veto a un testo legislativo considerato fondamentale per la partecipazione degli Stati Uniti al prestito del G7. Si tratta del prolungamento da 6 a 36 mesi della durata delle sanzioni dell’Ue che mantengono gli attivi russi immobilizzati.
Un diplomatico ha riferito al Mattinale europeo che “l’Ungheria ha detto di voler aspettare novembre e le elezioni americane. Non si muoverà”. Nonostante ciò, sembra che l’Ue sia determinata a procedere. Lo stesso diplomatico ha aggiunto: “Se non riusciremo a prolungare la durata delle sanzioni, non ci sarà la piena partecipazione degli Usa. Ma l’Ue farà da sola. L’Ucraina avrà i 35 miliardi di euro”.
Von der Leyen in favore di telecamera continua a rassicurare all’Ucraina “il massimo sostegno”. Nei fatti invece la presidente della Commissione dimostra – per l’ennesima volta – di non avere una politica estera davvero comune.
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